In Korian, oltre l’80% dei professionisti è donna, così come la maggior parte delle Ospiti, Pazienti e Familiari. Korian lavora con le donne per le donne.

Proprio per questo, l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne sono temi per noi fondamentali.

Con questo obiettivo Sophie Boissard, Presidente del Gruppo Korian in Europa, ha deciso di fondare il Women’s Club, che si occupa di fare in modo che le donne siano riconosciute a tutti i livelli.

Abbiamo chiesto alla presidente del Women’s Club di Korian, la Dott.ssa Piantoni, di parlarci del fenomeno della violenza contro le donne, della leadership al femminile e degli obiettivi del progetto.

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La Dott.ssa Piantoni ha lavorato dal ‘99 a maggio di quest’anno per Korian, iniziando come ricercatrice e poi presso la RSA Santa Giulia e Chiara, prima Residenza per Anziani del gruppo a Milano. Ha aperto varie strutture, tra cui l’RSA San Giorgio e Villa Marta, affiancando i direttori delle strutture nella gestione. Successivamente ha aperto strutture fuori dalla Lombardia diventando responsabile regionale e poi COO delle strutture Korian distribuite in Italia. In parallelo ha lavorato come coordinatrice delle unità di crisi. Si è sempre interessata al tema del rispetto della persona e del maltrattamento, perpetrato sia all’Ospite dell’RSA sia ai lavoratori delle strutture. Crede che sia fondamentale far nascere e crescere una cultura del rispetto e della valorizzazione delle persone, ispirandosi a principi etici nel suo lavoro in Korian.

Com’è nato questo progetto? Perché si è sentita la necessità di creare un Women’s Club all’interno di Korian e cosa lo ha ispirato?

Ad aprile 2021 Sophie Boissard, direttrice di Korian, mi ha contattata chiedendomi la disponibilità di occuparmi di un progetto sociale particolare, quello del Women’s Club International e nazionale italiano. Korian è stata una delle prime aziende di servizi alla persona che ha sottoscritto i 10 principi dell’ONU sull’empowerment femminile e la valorizzazione della leadership femminile, contro la violenza sulle donne. Sophie Boissard ricopre una delle posizioni più importanti nel Gruppo Korian ed è madre di 4 figli, un progetto così non poteva non partire da lei, che ha molto a cuore il tema della conciliazione tra lavoro e famiglia. Quindi, per cominciare, abbiamo strutturato il Women’s Club internazionale.

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Quanti/e professionisti/e fanno parte del Club e chi sono?

Il Women’s Club International comprende al suo interno le COO di Belgio, Francia e Germania. Al loro fianco il Club comprende donne che lavorano con la corporation di Korian, ergo le C-level responsabili dell’etica, dell’innovation, della comunicazione, la direttrice dei rapporti con le associazioni sindacali internazionali e la coordinatrice dell’amministrazione internazionale. In totale, i membri del Women’s Club Internacional sono otto. All’interno dei Women’s Club nazionali si rispecchiano i valori e gli obiettivi di quello internazionale. In quello italiano ci sono Alba Bonetti, Simona Ghisellini, Laura Cinus, Nicla Ricco – Direttrici Gestionali –, Laura Ombroni – Direttrice Sanitaria –, Barbara Grill – Area Manager –, Raffaella D’angerio, Maura Sancini e Laura Bulgari – che lavorano presso l’HeadQuarters.

Che obiettivi vuole raggiungere il Club?

Il Women’s Club si indirizza su due obiettivi: prevenire la violenza contro le donne e puntare sull’empowerment della leadership al femminile. Perché ha scelto queste due linee? Perché Korian intende prevenire episodi di violenza contro le donne attraverso iniziative che favoriscano anche la leadership al femminile e l’autodeterminazione. Violenza e valorizzazione sono due facce della stessa medaglia: una donna non viene vista solo come vittima, ma come una risorsa in grado di autodefinirsi professionalmente e personalmente. Durante la pandemia le skills femminili sono state fondamentali, come il multitasking: oggi abbiamo bisogno di persone che sappiano affrontare tante problematiche insieme, che abbiano soft skills improntate alla flessibilità e al cambiamento, tipicamente femminili. Più valorizzi la donna, il suo talento e la sua persona, intesa come essere umano, più le dai occasioni di emanciparsi, di essere indipendente e di autodeterminarsi. Così facendo non entrerà nella spirale della violenza. Ogni donna, appartenente a qualsiasi fetta della società, è potenzialmente vittima di violenza. Più si lavora sull’autodeterminazione, più la donna sarà protetta e consapevole. Il valore che il Women’s Club vuole comunicare consiste proprio nel mantenere comunicanti queste due sfere, quella della violenza e quella dell’empowerment.

Korian, d’altronde, è un’azienda al femminile: l’82% della nostra forza lavoro è donna. La maggioranza dei pazienti e degli ospiti sono donne, e i familiari sono le figlie o le nipoti. Contrastare la violenza, essere di supporto e valorizzare i talenti significa offrire una qualità dei servizi alle persone, alle donne, più alta e performante, più personalizzante.

Per questo abbiamo favorito la nascita dei Women’s Club nazionali di Korian.

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Prevenzione della violenza contro le donne: cosa si può fare di più sul luogo di lavoro?

È indispensabile lavorare con grande attenzione e con persone capaci di leggere i segnali che anticipano, o evidenziano, una violenza. Noi di Korian abbiamo pensato a percorsi di formazione a direttori e direttrici, perché possano ascoltare meglio le persone che lavorano per loro. Trovo fondamentale aumentare la cultura dell’attenzione e del rispetto per la persona, e fare in modo che ci sia più sensibilità e formazione in merito.

La violenza contro le donne è un fenomeno sociale importante, 1 donna su 3 è oggetto di violenza e questo ha dei costi psicologici, sessuali, fisici ed economici fortissimi, ma anche per la società intera. Serve fare tanta informazione per fare uscire questo tema dal tabù e dagli stereotipi, per dare legittimità alla violenza contro le donne. Inoltre, le persone deputate devono saper indirizzare la vittima al recupero: abbiamo individuato dove stanno le competenze per affrontare la violenza, perché uno psicologo o un operatore sociale può non essere competente nel gestire una situazione di violenza. Ci siamo affidati all’associazione DI.RE, che raccoglie la maggior parte dei centri antiviolenza e organizza campagne di formazione e informazione ai lavoratori. L’accordo con l’associazione prevede l’abbinamento delle strutture Korian ai centri antiviolenza.

Abbiamo creato un accordo anche con la fondazione ONDA, per la salute delle donne. Questo accordo consiste nel prestare attenzione nei nostri ambulatori alla salute e alla prevenzione della donna e il suo benessere psicofisico.

Il progetto si prefigge anche di promuovere la leadership al femminile. L’Italia a che punto è nella promozione e valorizzazione delle donne lavoratrici?

Il Women’s Club ha selezionato 10 posti per un corso di formazione OSS destinati a donne vittime di violenza. Attraverso la formazione e lo studio le donne si possono rendere indipendenti e creare una nuova rete di rapporti, poiché l’aver subito violenza le ha fatte entrare in una condizione di isolamento psicologico e personale. Cogliere questa possibilità offre uno sbocco professionale, che è importante per costruire un progetto di vita diverso e nuovo.

Prima di attuare progetti sull’empowerment e sulla leadership ho raccolto e analizzato i dati ufficiali. Dell’82% delle donne che lavorano in Korian quante lavorano come manager? Circa il 45%. C’è molta strada da fare per migliorare la leadership al femminile, tenendo conto che Korian che ha come obiettivo quello di raggiungere il 50% di manager donne entro il 2023. Francia e Germania sono più avanti, mentre le percentuali italiane sono più ristrette. Cosa si può fare? Vanno individuate quali sono le competenze distintive delle donne che le differenziano dagli uomini, perché il tema dell’empowerment e della leadership al femminile è legato a quello della selezione e del reclutamento in azienda. I criteri di onboarding sono molto maschili, e vanno aggiornati e improntati anche alle caratteristiche femminili. Inoltre, posizioni di C-level, ma anche di line manager, comportano per le donne un impegno lavorativo e un grado di responsabilità consistente. Serve conciliare gli impegni familiari, che sono una scelta personale e non un’imposizione, con quelli lavorativi. Le donne devono avere la possibilità di fare questa scelta familiare, senza rinunciare a posizioni di ruolo e responsabilità.