Essere infermiere richiede coraggio, intraprendenza ma soprattutto dedizione. È un mestiere che a volte guarda dritto in faccia la malattia, ma che è in grado di regalare immense soddisfazioni. Come il sorriso di un paziente guarito, o la felicità per la visita di un parente.

Ogni infermiere non deve mai arrendersi, cercando di infondere speranza e positività agli ospiti. Anche in un periodo difficile come questo. Essere infermieri vuol dire sicuramente saper amare la propria professione.

La prima intervista della nostra raccolta coinvolge Nicoleta, Infermiera Korian che ha vissuto in prima persona l’esperienza del Coronavirus, avendo lavorato nel periodo di emergenza epidemia in trasferta prima a Pavia e poi a Cantù.

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Da quanti anni sei infermiera

“Svolgo questo mestiere da circa 17 anni”


Tornassi indietro ripeteresti la scelta? 

“Senza alcun dubbio. È sempre stato il mio sogno fin da quando ero bambina”


Che cos’è per te un infermiere? 

“A mio avviso è una persona altruista che si prende cura del prossimo aiutandolo nei momenti più difficili”


Qual è stato il momento più significativo del tuo percorso?

“Sicuramente il periodo di emergenza COVID-19, Mi ha toccato molto, in quanto ho avuto la possibilità di rendermi utile in prima persona in questo momento difficile, stando vicina alle persone particolarmente fragili. Ho svolto il mio lavoro in maniera professionale, dando tutta me stessa. Un’esperienza che porterò sempre nel cuore. Non è stato facile lavorare con le protezioni e assistere tantissimi pazienti positivi. Sudavo con la mascherina, la visiera si appannava, senza poter bere acqua, andare in bagno o toccarmi il viso. Ero stanca dopo turni molto stancanti, ma non mi sono mai arresa. Cercavo di rimanere lucida per il bene dei miei pazienti. Una vera guerra invisibile. Un’esperienza che non dimenticherò mai”

 

Un episodio di cui non ti dimenticherai legato a questo periodo?

“Mi ricordo di una paziente in particolare, affetta da COVID-19, che non riusciva a parlare. Stavo spesso con lei per controllarla, darle da bere e darle coraggio, le dicevo che era forte e si sarebbe ripresa, le parlavo e la rassicuravo tutti i giorni. Quando le ho detto che sarei partita, era seduta, si è ripresa: mi ha ascoltato e quando stavo per andare via mi ha baciato le mani e mi ha seguito con lo sguardo come per ringraziarmi…

Un’altra paziente di 96 anni, positiva asintomatica, un giorno mi disse: Ma perché devo subire tutto questo alla mia età? Ne ho passate tante nella vita; ho superato i tempi della guerra, in cui io e la mia famiglia eravamo vicini e ci siamo salvati, e ora siamo così lontani: devo affrontare tutto questo lontano dai miei cari. Io le ho risposto: Tesoro, noi siamo qui, con voi, a prenderci cura di voi e per starvi vicino. Anche noi siamo lontani dai nostri cari, non li possiamo vedere e abbracciare: abbi fiducia, andrà tutto bene! Dopo poco la vidi con le mani unite in preghiera. Ogni tanto si appisolava nella sua sedia, nel salone e, a qualsiasi movimento o rumore, saltava spaventata e continuava pregare con le mani unite: mani stanche dal lavoro passato, mani di una donna che però non si è arresa e che si è ripresa”

 

Qual è il valore più significativo che hai sviluppato in questa professione? 

“Sicuramente l’altruismo. Sono sempre stata una persona altruista, ma praticare questo mestiere mi ha permesso di esserlo maggiormente, dando anche modo di aumentare la mia autostima”


Qual è invece l’aspetto di te stessa che hai messo con più convinzione in questo lavoro? 

“La dedizione in tutto quello che faccio”


Se dovessi definire questo mestiere con 3 aggettivi, quali sceglieresti? 

“Bello, impegnativo e soddisfacente!”


Infermieri uomini e infermiere donne. A tuo avviso esistono differenze? 

“Assolutamente no, non ci sono differenze. L’infermiere è un mestiere a prescindere dal sesso. Penso che ognuno di noi abbia la capacità necessarie per affrontare le difficoltà caso per caso, che sia uomo o donna”


Tre requisiti che reputi fondamentale in ogni infermiere? 

“Ce ne sono molti, ma dico compostezza, comprensione e dedizione”


Reputi sia una professione che consenta di imparare aspetti utili nella vita di tutti i giorni? 

“Penso che da questa professione si possa imparare molto. Soprattutto ad essere comprensivi nei confronti degli altri. Non dobbiamo dimenticare che ogni giorno abbiamo da imparare cose nuove da tutto e da tutti”


Questa professione ti ha permesso o ti permetterebbe di intraprendere nuove strade? 

“Essere infermiera mi ha permesso di intraprendere una nuova strada. Venendo dalla Romania ho infatti svolto un percorso particolare, conoscendo qui nuove persone, nuove cure e crescendo moltissimo dal punto di vista professionale”


Come è cambiato il ruolo dell’infermiere negli anni? 

“Ha subito una trasformazione importante in tutti i sensi. Ora siamo più responsabilizzati, ma soprattutto più autonomi. Dobbiamo attribuire un enorme valore ad ogni aspetto della quotidianità”


Un tuo pregio e un tuo difetto quando indossi quella divisa? 

“Un mio pregio è riuscire a mantenere la calma anche in situazioni molto stressanti. Un mio “difetto” invece è quello di mettere in primo piano le altre persone, e solo dopo me”


Cosa significa la parola fiducia per un infermiere? 

“La parola fiducia in questa professione è fondamentale, perché i pazienti affidano la loro vita a noi infermieri, che dobbiamo prendercene cura nel miglior modo possibile. Senza poi dimenticare la fiducia tra noi colleghi”


Reputi che questa importante professione possa essere maggiormente considerata dal mondo Istituzionale?

“Senza alcun dubbio”


Uno sguardo al passato. Qual è l’episodio del tuo percorso che ricordi con maggiore emozione? 

“Il giorno in cui mi sono laureata e ho iniziato il mio percorso lavorativo come infermiera”


Guardando avanti, invece, cosa ti aspetti da te stessa in questo lavoro? 

“Sicuramente riuscire a dare ed esprimere il meglio di me stessa, aiutando concretamente il maggior numero possibile di persone”


Potessi lanciare un messaggio a tutti i tuoi colleghi in questa giornata speciale, cosa diresti? 

“Date sempre il massimo: avendo cura dei vostri pazienti, dei vostri cari e di voi stessi!”


Infine, in chiusura, un ringraziamento speciale: 

“Ora sono rientrata a casa, però il mio pensiero va sempre ai miei pazienti. Non vedo l’ora di riprendere il mio lavoro e rivederli. Un immenso grazie alla mia azienda che mi ha dato la possibilità di fare questa meravigliosa esperienza, standomi molto vicina in questo periodo. Grazie di cuore”

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