In numerose realtà professionali, un “Planning & Controlling Manager” è la figura deputata a coordinare e sovrintendere le attività di pianificazione e controllo. Sostanzialmente le sue principali responsabilità includono la gestione dei processi di pianificazione economico-finanziaria, la definizione degli obiettivi nel rispetto delle strategie aziendali, nonché l’implementazione di sistemi di controllo per monitorare le performance. Sostanzialmente tutto ciò che riguarda budget, previsioni economiche, analisi dei costi e dei ricavi, talvolta comprendendo anche la gestione del flusso di cassa.

Ma come si inserisce questa significativa figura professionale in una realtà come Korian, che è radicata su tutto il Territorio Nazionale con numerose strutture?

Ne abbiamo direttamente parlato con Riccardo Testi, che svolge nel Gruppo proprio il ruolo di Planning & Controlling Manager, il quale ci ha svelato sfaccettature e peculiarità della sua figura in questo nuovo appuntamento con la rubrica K-People.

Qual è stato il suo percorso di formazione?
“Parto da un importante presupposto: il mio percorso professionale nasce, se così si può dire, già in adolescenza da un interesse radicato nel mondo della medicina e dell’ambito sanitario.

Fortunatamente, una volta terminati gli studi di Economia presso l’Università Bocconi di Milano, sono riuscito a trasformare quell’interesse verso il mondo dei servizi, delle utilities e delle partnership pubblico-privato in una carriera professionale. Ho quindi iniziato con uno stage nel 2012 presso la casa di Cura San Camillo di Forte dei Marmi che poi, neanche a farlo apposta, è diventata dal 2020 proprio una struttura Korian”.

Come è giunta l’occasione di occuparsi del controllo di gestione?
“Oserei dire quasi in maniera fortunosa. Da subito mi si è infatti palesata la possibilità di approcciarmi al controllo di gestione, un ambito che consente di conoscere realmente a fondo tutti gli aspetti cardini di un’azienda. Questo richiedeva curiosità, flessibilità ed entusiasmo: valori che sentivo e sento miei, e che quindi mi hanno portato a continuare questo percorso”.

Chi è e di cosa si occupa un “Planning & Controlling Manager”?
“Tradotto in italiano sono il Responsabile della programmazione economica e del controllo di gestione del Gruppo, in Italia. Di fatto sono la persona preposta a occuparsi della programmazione economica delle performance di un insieme di aziende, con una importante lente di ingrandimento sulla reddittività delle attività. Tutto in funzione di alcuni obiettivi e delle relative azioni da compiere in termini di risultato. Mi riferisco sostanzialmente all’erogazione di servizi di qualità sul Territorio, ma senza rinunciare ad aspetti imprescindibili come l’economicità, la sostenibilità e il rispetto delle risorse necessarie allo svolgimento delle attività”.

Come vengono investite maggiormente le risorse ricavate?
“Le possibilità sono molteplici e sono tutte finalizzate a rispondere al benessere degli Ospiti, degli operatori e del Territorio: garantire posti di lavoro di qualità, migliorare la vita dei pazienti con servizi sempre più capillari e innovativi, rilevare o costruire nuove strutture e tante altre azioni funzionali”.

Spaventa o è sfidante il respiro globale di Korian?
“È sicuramente molto sfidante e motivante. Chiaramente è allo stesso tempo impegnativo in quanto richiede di essere sempre consapevoli, mantenendo tutto sotto controllo. In questo senso il lavoro di squadra è fondamentale: posso contare su validi collaboratori che sono i punti di riferimento che mi consentono di essere sempre sul pezzo, pur non potendomi sdoppiare nelle diverse sedi italiane. L’importante è definire costantemente obiettivi chiari e raggiungibili, confrontandosi con le persone di fiducia”.

Quanto conta darsi costantemente nuovi stimoli?
“Questa è una professione in cui se non sei bravo a rinnovarli perdi motivazione con il passare del tempo. Questo perché piaccia o non piaccia, il controllo di gestione è fatto di tante scadenze e molta routine, ma soprattutto pressing costante sui risultati. Se si trae stimolo solo dal lavoro in sé, a mio avviso, non basterà mai. Può essere per esempio utile mettersi in gioco con attività nuove o approcciare un tema con curiosità e una visione differente, fuori dall’abitudinario”.

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